Diversità e inclusione sul lavoro

Diversità e lavoro: qual è la situazione a oggi? Almeno una persona LGBTQIA+ su 10 ha sperimentato nell’ultimo anno episodi di discriminazione sul luogo di lavoro. Il 50% non ha mai dichiarato apertamente il proprio orientamento sessuale al proprio diretto superiore e molti ancora nascondono la propria sessualità in ufficio per evitare di subire molestie fisiche o verbali.
14/10/2022

La realtà di un ambiente di lavoro inclusivo è molto rara. Almeno la metà dei soggetti LGBTQIA+ non ha mai dichiarato il proprio orientamento sessuale in ufficio, o lo ha tenuto nascosto, per evitare di subire molestie e vessazioni.

Anche se molte aziende associano apertamente il loro brand alle iniziative legate al mese del Pride, diversità e inclusione nel mondo del lavoro sono valori ancora troppo poco diffusi: la quotidianità è fatta ancora di discriminazioni più o meno evidenti, di linguaggio inadeguato e di modelli culturali impliciti che rifiutano l’inclusione di persone con una sessualità diversa da quella tradizionalmente binaria.

 

Diversità e inclusione nel mondo del lavoro: l’esempio di TAGQ+

Proprio per favorire questo processo di inclusione nel mondo del lavoro e per sollecitare la creazione di “alleanze” con i colleghi eterosessuali, all’interno del Gruppo Adecco è nato TAGQ+, un network internazionale con un motto significativo: “Crediamo nei talenti, non nelle etichette”.

TAGQ+ è costituito da un gruppo di dipendenti che si impegna per una causa, fa ricerca e formazione e costruisce guide pratiche con l’obiettivo di creare e diffondere una maggiore attenzione alla diversità e all’inclusione in ambito lavorativo, promuovendo inoltre una leadership development orientata verso questi valori.

 

Dal linguaggio al welfare

Sono molteplici i livelli su cui questa iniziativa si sviluppa: si parte dalla sensibilizzazione verso un tipo di linguaggio più rispettoso nei confronti delle diversità, fino alla richiesta di estendere le politiche di welfare anche alle famiglie arcobaleno, passando dalla consulenza di carriera (le persone LGBTQIA+ sono ancora scarsamente rappresentate ai vertici delle aziende) e dall’organizzazione di webinar su questi temi.

Perché non c’è dubbio che la cultura è la prima responsabile di atteggiamenti discriminatori, così profondamente inscritti nel patrimonio cognitivo delle persone da essere quasi inconsapevoli. Fra le molte attività vi è anche la produzione di una rivista, Qzine, che si propone di essere uno strumento per la creazione di un ambiente di lavoro il più possibile inclusivo.

 

In cerca di "Ally"

In uno dei whitepaper prodotti sull'argomento si affronta proprio il tema delle alleanze con i colleghi eterosessuali, per trasformarli in agenti del cambiamento in grado di promuovere un linguaggio corretto e una policy di diversità e inclusione, di combattere gli stereotipi più banali e più resistenti, ma anche di offrire uno spazio sicuro di ascolto e di comprensione, e di favorire di conseguenza il lavoro inclusivo.

Secondo gli organizzatori dell’iniziativa, ciò che manca alle persone che si riconoscono nel variegato universo LGBTQIA+ è quello che gli studiosi definiscono il “privilegio dell’eterosessualità”, vale a dire la possibilità di condividere sul luogo di lavoro esperienze o emozioni legate alla propria sfera affettiva, come banalmente mostrare la foto del propri* compagn* come farebbe un eterosessuale con la propria moglie o marito.

Per questo i colleghi eterosessuali possono diventare alleati fondamentali, ognuno in base alla propria sensibilità e al proprio engagement sul tema: a seconda che si scelga di essere Minimal, Moderate o Extensive Ally si potrà essere coinvolti in iniziative o prese di posizione di vario tipo con un unico obiettivo: fare dell’azienda un luogo il più possibile inclusivo e rispettoso delle caratteristiche di ognuno.

 

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