Come spiegare un "buco" nel curriculum?

Il buco nel curriculum si verifica ormai sempre più spesso: non è raro che, a un certo punto della propria carriera, ci sia un periodo di stacco, un’interruzione del percorso professionale.
13/10/2022

Succede sempre più spesso che si verifichi una pausa nel proprio percorso professionale: un vero e proprio buco nel curriculum. Accade con più frequenza alle donne, soprattutto dopo la maternità: secondo i dati dell’Ispettorato del lavoro, nel 2020 ci sono state 42mila dimissioni consensuali di genitori di bambini da 0 a 3 anni, e il 77% di questi erano donne.

Ma non è neanche tanto raro che il buco nel cv sia dovuto alla scelta di prendersi un periodo sabbatico, o, al contrario, che si debba lasciare il lavoro per prendersi cura di un familiare. Oppure, ancora, che il buco sia causato dalla scelta di cambiare il "vecchio" impiego in cerca di qualcosa di più soddisfacente. In ogni caso, resta da chiedersi come spiegare un buco nel curriculum nel corso di un colloquio di lavoro.

Del resto, il fenomeno è in crescita, tant'è che LinkedIn ha ritenuto di dover dare la possibilità ai suoi utenti di dichiarare e giustificare un buco nel curriculum, ovvero un career break, in uno spazio apposito del proprio profilo professionale. Una decisione supportata da quanto emerso in un’indagine condotta fra responsabili delle risorse umane, il 51% dei quali ha dichiarato di essere più propenso a contattare un candidato se questo sa come giustificare un anno di buco sul cv.

 

LinkedIn cambia il suo modello

Nel mercato del lavoro americano è sicuramente più frequente trovare un curriculum con un buco di un anno, ma il dato che emerge dalla survey è che il 60% degli intervistati ritiene che sia un incidente di percorso da nascondere, perché costituisce ancora uno stigma negativo per un professionista.

Al contrario, il 46% dei reclutatori intervistati ha affermato di ritenere che tutte queste persone rappresentino un bacino di talenti da cui poter attingere. Da qui la decisione di LinkedIn di dare la possibilità ai suoi utenti non solo di registrare i periodi vacanti, ma anche di giustificare un buco nel curriculum e, di conseguenza, le esperienze vissute o le skill apprese durante il tempo trascorso lontano dal lavoro. Non solo: a disposizione ci sono anche una serie di corsi da seguire per facilitare il rientro in ufficio.

 

Una risorsa, non un problema

L’iniziativa di LinkedIn segnala la consapevolezza di un fenomeno in crescita per vari motivi, ma anche la necessità di superare il giudizio negativo a priori rispetto a candidati che non hanno avuto una carriera del tutto lineare.

Un fenomeno che naturalmente ha a che fare anche con la difficoltà delle aziende a individuare profili idonei a ricoprire le posizioni aperte. Ma sono alcune opinioni espresse dagli HR managera essere particolarmente significative in questo senso:

  • il 51% ritiene che dopo un break si possa riprendere la carriera in qualsiasi momento;
  • il 52% che i candidati dovrebbero valorizzare in un colloquio i motivi di queste interruzioni e quello che hanno consentito di apprendere;
  • la metà del campione afferma che i candidati abbiano acquisito delle considerevoli soft skill e che troppo spesso tendano a sottostimarle e a sottovalutare la propria esperienza e il proprio valore, a dimostrazione del fatto che è sempre più necessario imparare a comprendere le proprie potenzialità e a trasformare i problemi in opportunità e soprattutto a comunicare in modo positivo le proprie esperienze, anche quando possono sembrare fallimenti.